La natura delle relazioni economiche tra i due paesi evidenziano inoltre un aspetto più complementare che competitivo, come nel caso di settori di punta della nostra economia, dalla meccanica strumentale, al settore chimico-farmaceutico, metallurgico e dell’automotive, spesso collocati a monte della filiera produttiva tedesca.
Dopo la crisi: le previsioni future dell’economia tedesca
Si stima che il rapporto debito-PIL tedesco aumenterà di circa 15 punti percentuali, passando quindi dal 60% al 75%.
Un dato che si riflette nei risultati del sondaggio che la VDMA, l’associazione per la meccanica tedesca, ha sottoposto ai propri soci per tastare l’atmosfera tra i principali imprenditori tedeschi. I dati raccolti evidenziano infatti un certo pessimismo: il 60% degli intervistati afferma di aver subito gravi perdite in termini di fatturato nel primo trimestre 2020. La maggior parte degli intervistati stima che almeno sei saranno i mesi necessari a ritornare alla normalità, riprendendo gradualmente con la produzione e, si spera, vedendo una crescita della domanda, caduta a capofitto negli scorsi mesi.
D’altro canto, la risposta della Germania alle conseguenze economiche derivate dall’emergenza Covid-19 non ha tardato ad arrivare. Il Bundesregierung ha implementato un programma di misure a sostegno delle imprese che comprende agevolazioni su diversi fronti. Dalla normativa alla solvibilità a quella sulle agevolazioni relative alla locazione, dai sovvenzionamenti del “Kurzarbeit” (programma con ore di lavoro in meno) ad una serie di piani che forniscono sostegno finanziario alle imprese.
Secondo il Süddeutsche Zeitung, il Ministro degli Affari economici, Peter Altmaier, si impegnerà affinché le medie imprese tedesche ricevano un sostegno ancora maggiore per affrontare la pandemia. Le aziende con un massimo di 249 dipendenti dovrebbero essere in grado di ottenere fino a 50.000 euro al mese nel periodo che intercorre tra giugno e dicembre. La notizia è a sua volta riportata dalla Neue Osnabrücker Zeitung, che parla di un documento chiave proveniente dal Ministero degli affari economici. L’obiettivo dell’aiuto ponte è garantire l’esistenza di piccole e medie imprese che sono state compromesse o che rischiano la chiusura a causa dell’emergenza. L’aiuto è rivolto ad aziende attive in tutti i settori dell’economia, nonché a lavoratori autonomi e liberi professionisti. Come unico requisito l’azienda, o il privato, deve aver perso, ad aprile e maggio, almeno il 60% delle vendite rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.
Attraverso questi dati è dunque lecito pensare che il mercato tedesco, nonostante la frenata dovuta allo stop forzato delle attività a livello globale, ha buone speranze di ripartire, sebbene non ad un ritmo sostenuto come in fase pre-Covid-19. La ripresa del mercato tedesco è strettamente legata a quella del mercato italiano, date la forte interconnessione e l’interdipendenza tra le due economie. L’ambasciatore italiano in Germania, Luigi Mattiolo, durante un web meeting organizzato dalla rivista AffarInternazionali lo scorso 12 maggio, ha commentato la situazione attuale con quanto segue: “Quando dico che [l’epidemia] è stata un momento della verità significa che la pandemia ci ha fatto toccare con mano quanto le catene di valori tra i nostri due paesi siano inestricabili, l’industria automobilistica ne è esempio eminente, con un quarto dei componenti delle auto tedesche [di fascia] premium che vengono prodotti in Italia. La prova del nove l’abbiamo avuta quando, pur in assenza di provvedimenti restrittivi del governo tedesco, in Baviera le principali fabbriche automobilistiche hanno chiuso per mancanza di componenti che si attendevano dall’Italia.” Dalle parole dell’ambasciatore emerge chiaramente l’importanza del partenariato economico tra Germania e Italia che, si spera nel minor tempo possibile, potrà tornare a operare in pieno regime.
Sebbene al momento le prospettive delle aziende europee siano ancora leggermente negative e le preoccupazioni dei dipendenti, dei lavoratori autonomi e dei mercati siano ancora molto sentite, è necessario guardare al futuro con uno spirito diverso, di rinascita. Bisogna approfittare di questa situazione sui generis per indirizzare tutte le proprie forze nella creazione di qualcosa di nuovo per la rinascita delle aziende, dei singoli stati e dell’UE, senza smettere di credere nella cooperazione tra nazioni e nei grandi risultati che si potrebbero ottenere facendosi forza insieme.
Un articolo di Anke Reichert