Con l’incremento dei costi di produzione legati alla crescita dei salari ed il protrarsi della guerra dei dazi con gli Stati Uniti, la Cina sta perdendo il suo appeal nei confronti delle imprese straniere che cercano una stabile e conveniente base per le proprie attività. A beneficiarne è soprattutto il Vietnam, un paese che negli ultimi anni ha saputo proporsi come valida alternativa, attirando un numero crescente di investitori esteri e spingendo numerose imprese a trasferire la propria produzione dalla Cina.
Cercare le motivazioni esclusivamente nel costo della manodopera, eccezionalmente basso rispetto a quello cinese, sarebbe riduttivo. Il vantaggio economico generato da un costo di produzione nettamente inferiore non è certamente un fattore trascurabile, ma sono numerosi gli aspetti che rendono il Vietnam una scelta appetibile.
La stabilità politica di cui gode il paese, e il suo sistema burocraticamente snello, aperto agli investimenti esteri, costituiscono alcuni dei vantaggi più importanti e strategici del paese. Negli ultimi dieci anni il Vietnam ha investito in modo significativo nelle sue infrastrutture industriali e, parallelamente, ha saputo costruire una serie di interessanti relazioni internazionali che puntano a ridisegnare il suo ruolo nello scacchiere globale. Membro fondamentale dell’ASEAN, il Vietnam fa parte di diverse organizzazioni internazionali e ha firmato centinaia di accordi commerciali con paesi di tutto il mondo per favorire le sue esportazioni. L’ultimo esempio in questo senso è costituito dall’EVFTA, l’accordo siglato con l’Unione Europea che punta ad abbattere, nei prossimi 7 anni, tutti i dazi esistenti tra le due parti, favorendo significativamente esportazione e scambi commerciali.
A rafforzare la fiducia degli investitori stranieri, più recentemente, si è aggiunta la capacità dimostrata nel contenere la diffusione del virus: con circa 300 casi totali e nessun decesso correlato a Covid-19, il Vietnam ha dato un’ulteriore dimostrazione di controllo e stabilità. In questo periodo, il paese ha saputo ampliare la sua produzione di mascherine e DPI, eguagliando la cosiddetta “diplomazia del Coronavirus” cinese e donando forniture mediche all’Europa e ai paesi asiatici più colpiti dalla pandemia.
Tutte queste azioni politico-economiche puntano a rafforzare l’immagine del Vietnam come principale concorrente dell’egemonia cinese, mentre il costante incremento del PIL, stabilmente attorno ai 6-7 punti percentuali annui, riflette gli investimenti che il governo ha deciso di intraprendere, mettendone in luce il potenziale.
E’ evidente che la Cina vanta un’infrastruttura di produzione molto più sviluppata che facilita sia la produzione e che la spedizione di merci dall’interno del paese. A questo si deve aggiungere il grande numero di persone che compongono la popolazione cinese, che contribuisce a garantire il dominio del mercato in termini di numero di lavoratori, sempre più specializzati e qualificati. Ma, se Cina resta la più grande economia manifatturiera del mondo, il Vietnam sta rapidamente recuperando terreno.
Il settore calzaturiero costituisce un esempio di come il Vietnam abbia già superato la Cina in termini di capacità produttiva. Nike ha spostato praticamente tutta la produzione di sneakers in Vietnam. Adidas, con fabbriche in entrambi i paesi, in Vietnam produce 2 volte la quantità di scarpe prodotte in Cina. Le esportazioni di calzature superano attualmente i 22,5 miliardi di dollari all’anno e la qualità delle calzature prodotte è identica, se non migliore, a quella delle calzature prodotte in Cina, indice del rapido miglioramento qualitativo della produzione vietnamita. Anche giganti della moda e del commercio al dettaglio come Zara e H&M stanno spostando la loro produzione in Vietnam. L’abbigliamento e gli accessori di moda sono una delle industrie in più rapida crescita del paese, con un fatturato da 30 miliardi di dollari annui. Le esportazioni di abbigliamento in Vietnam crescono ad un tasso medio del 10% annuo, mentre l’industria delle borse e dei bagagli in Vietnam registra una crescita stabile di 3,5 punti percentuali ogni anno.
E ancora, i giganti dell’high tech come Apple hanno già spostato parte della propria produzione in Vietnam e stanno sviluppando piani per spostare anche i centri di intelligence e gli headquartes. Il gigante coreano Samsung ha recentemente dichiarato un investimento di oltre 17 miliardi di dollari per spostare tutta la produzione di smartphone dalla Cina al Vietnam, ricollocando ad Hanoi il centro di R&S che dal 2022 si occuperà di tecnologia 5G.